Lentisco, pianta fitoterapica da rivalutare
“…Sarò anch’io come il lentischio, che solo per gli umili che ne conoscono il segreto nasconde nelle sue radici la potenza del fuoco, e nel frutto selvatico l’olio per la lampada e per gli unguenti…” Grazia Deledda
Pianta modesta, umile il lentischio, ma dalle tante qualità nascoste ( Amico Mario)
Studi scientifici recenti hanno confermato le proprietà fitoterapiche attribuite all’olio di lentisco dalla tradizione popolare.
In un recente libro (Blue Zone) Dan Buettner riporta i risultati delle sue ricerche: analizzando le zone della terra in cui la popolazione è più longeva e studiando i loro stili di vita, individua nella Sardegna una delle cinque zone al mondo con la più alta percentuale di centenari, caratterizzati e accomunati anche dall’uso dell’olio di lentisco.
Altre ricerche hanno dimostrato che quest’olio abbassa il livello ematico del colesterolo e dei trigliceridi; grazie alle sue proprietà antiossidanti è efficace per curare affezioni gastrointestinali e contribuisce a prevenire alcuni tipi di tumore. fonte: www.eticamente.net
L’industria cosmetica, dermatologica e alimentare hanno riscoperto e rivalutato l’olio di lentisco perché ricco di acidi grassi essenziali Omega 3 e Omega 6 e può essere impiegato come antinfiammatorio, antisettico, cicatrizzante, idratante e nutriente.
La comparazione degli acidi grassi dimostra che l’olio di lentisco è migliore di altri oli vegetali, sono presenti acido oleico (55,3%), acido palmitico (19,5%), acido linoleico (21,4%) e acido stearico (1,7%).
L’olio di lentisco è ricco di vitamina E, presenta il 97% di α-tocoferoli che hanno la maggiore capacità antiossidante: 8 gr/Kg di olio, rispetto a 1,1 gr/Kg del mais, 0,8 gr/Kg della colza e 0,07 gr/Kg del girasole.
Per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo alla pagina della D.ssa Marina Multineddu (clicca qui)
Con un processo di distillazione si ottiene anche un olio essenziale con proprietà balsamiche, tonificanti e rinfrescanti.
Dalla corteccia si ricava una resina nota col nome di mastice di Chio, utilizzata in campo odontotecnico nella composizione di paste per le otturazioni e nei mastici per dentiere. E’ anche un ingrediente dei chewing-gum e viene utilizzata in profumeria e nell’arte pittorica come vernice, e nei restauri.
Storia
Nei testi greci e latini troviamo ampi riferimenti agli innumerevoli usi di questa pianta che veniva utilizzata per le sue proprietà diuretiche, antinfiammatorie, antisettiche e cicatrizzanti.
Alcune scoperte archeologiche hanno fatto ipotizzare a G.Lilliu che anche i nuragici ricavassero l’olio dalle bacche del lentisco.
Nella tradizione agropastorale sarda era diffuso l’uso del lentisco per curare le ferite e deodorare i piedi.
I migliori risultati nella cura delle ferite si ottengono con l’olio misto a miele o cera d’api. Le foglie tenere venivano infilate nelle scarpe per limitare l’eccesso di sudorazione e per impedire “sa friadura” (piaga da sfregamento). Si era soliti masticare le foglie tenere per la pulizia dei denti e l’igiene orale.
Anche la resina (mastice di Chio) veniva masticata per correggere l’alito e per la cura della bocca. Veniva anche ingerita per curare problemi di stomaco.
Questa ricerca prova che il mastice può curare l’ ulcera duodenale con grande efficacia, in particolare somministrando al paziente un grammo di polvere al giorno per 14 giorni.
L’olio (ozzu stinchinu, ozzu stincu, ollu ‘e stincu, ociu listincu) era utilizzato in cucina al posto dell’olio d’oliva,come combustibile nelle lampade e nella medicina popolare per curare i dolori reumatici e muscolari, le punture di insetti e la cura della pelle contro arrossamenti, acne, etc..
Sul mastice di Kio la leggenda racconta che Sant’Isidoro, dopo la conversione al cristianesimo, dovette scappare di casa e si rifugiò appunto nell’isola greca di Kios dove visse e morì in solitudine con la sola compagnia di un arbusto di lentisco che dopo la sua morte iniziò a versare lacrime di resina.
Descrizione
Tipico della macchia mediterranea, il lentisco (o lentischio), nome scientifico pistacia lentiscus, nome sardochessa, modditzi, listincu, è un arbusto cespuglioso sempreverde appartenente alla famiglia delle anacardiacee, che può arrivare a tre-quattro metri di altezza.
La chioma è generalmente densa per la fitta ramificazione, glaucescente, di forma globosa. L’intera pianta emana un forte odore resinoso. La corteccia è grigio cinerina, il legno di colore roseo.
Le foglie sono alterne, paripennate, composte da 6-10 foglioline ovato-ellittiche a margine intero e apice ottuso. Il picciolo è appiattito e alato. L’intera foglia è glabra.
Il lentisco è una specie dioica, con fiori femminili e maschili separati su piante differenti. In entrambi i sessi i fiori sono piccoli, rossastri, raccolti in infiorescenze a pannocchia di forma cilindrica, portati all’ascella delle foglie dei rametti dell’anno precedente. La fioritura ha luogo in primavera, da aprile a maggio.
Il frutto è una piccola drupa sferica o ovoidale, di 4-5 mm di diametro, di colore rosso, tendente al nero nel corso della maturazione.
Il lentisco è una specie diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, prevalentemente nelle regioni costiere, in pianura e in bassa collina. In genere non si spinge oltre i 400-600 metri s.l.m.
Il legname di lentisco è apprezzato per lavori di intarsio grazie al suo colore rosso venato. In passato veniva utilizzato per produrre carbone, e ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna perchè la sua combustione permette di raggiungere alte temperature in tempi rapidi, e per aromatizzare i cibi.
Ambiente e coltivazione
- Clima
Il lentisco è una pianta eliofila, termofila e xerofila, resiste bene a condizioni prolungate di aridità, mentre è vulnerabile alle gelate precoci. Il lentisco è tra le specie più resistenti (insieme a Quercus ilex e Phillyrea latifolia) al freddo (Larcher, 2000), ma nonostante ciò ha una distribuzione di specie termofila. Questo fatto può essere spiegato considerando la lunga durata dell’attività fenologica di questa specie che lascerebbe alla stessa un breve periodo per una effettiva resistenza al gelo (Weiser, 1970; Alden & Hermann, 1971).
In coltivazione predilige i luoghi soleggiati e ben aerati. II clima della Sardegna è marcatamente bistagionale, ovvero si caratterizza per avere una stagione caldo-arida contrapposta ad una stagione freddo-umida. Il lentisco, al pari dell’oleastro, sopporta bene dette condizioni climatiche e i forti venti.
- Terreno
Il lentisco non ha particolari esigenze pedologiche, anzi al lentisco vengono riconosciute proprietà pedogenetiche ed è considerata una specie
miglioratrice del terreno. Il terriccio presente sotto i cespugli di questa specie è considerato un buon substrato per il giardinaggio. Per questi motivi la specie è importante, dal punto di vista ecologico, per il recupero e lo sviluppo di aree degradate.
In coltivazione si sviluppa più velocemente in terreni sciolti, misti a sabbia, ricchi e ben drenati, ma è possibile
dedicare aree marginali anche calcaree e pietrose. In presenza di substrato calcareo ne è possibile la coltivazione sino a 800 metri di quota, mentre nelle aree silicee sono da preferire le zone esposte a meridione. Da preferire comunque il versante sud, più soleggiato e più caldo, che manifesta una risalita in quota maggiore rispetto a quello a nord, mentre si manifestano situazioni intermedie in quelli esposti a ovest ed est.
- Impianto
Il lentisco si propaga per seme in primavera. D’estate è possibile la riproduzione per talea da rami semilegnosi.
La preparazione del terreno va studiata in funzione delle condizioni pedologiche. Si consiglia un apporto di letame maturo ed una concimazione granulare a lenta cessione in primavera e autunno.
Il trapianto si esegue preferibilmente in primavera.
Trattandosi di una specie dioica, è necessario impiantare anche piante maschili.
- Sesti d’impianto
Il sesto d’impianto ottimale è di 2 metri sulla fila e 2 metri tra le file.
- Irrigazione
Il Lentisco è un arbusto che si accontenta delle acque piovane, ma per assicurare uno sviluppo ottimale, nei periodi di prolungata siccità va annaffiato almeno 2 volte al mese.
- Cure colturali
La pianta va potata per conferire un’armonia alla chioma e per eliminare i rami secchi o danneggiati.
Raramente il lentisco viene attaccato da funghi e parassiti animali. Talvolta soffre gli attacchi dell’oidio e delle cocciniglie a causa dell’eccessiva umidità ambientale e della scarsa ventilazione delle aree di coltivazione.
E’ sufficiente assicurare un modesto apporto idrico e il diserbo, che può esssere affettuato facendo pascolare la piantagione, perchè il lentisco è rifiutato dagli animali per via delle sostanze resinose.
Raccolta
La raccolta delle bacche ( manuale) rappresenta l’impegno maggiore e determina il costo elevato dell’olio che si ricava.
Oltre alle bacche, si raccolgono anche rametti fioriti per la produzione dell’olio essenziale.
Altra fonte di reddito può essere rappresentata dal mastice di Chio che si ottiene incidendo la corteccia per provocare la secrezione della resina. I terreni calcarei sono particolarmente indicati per la produzione di resina. Per conoscere il metodo tradizionale tuttora praticato nell’isola di Kios, clicca qui
Mercato
Gli oli che si ricavano del lentisco sono molto richiesti dall’industria cosmetica, dermatologica, erboristica ed alimentare.
Vengono ampiamente utilizzati per produrre saponi, bagno schiuma,
oli da bagno e da massaggio, creme idratanti per il viso e per il corpo che tonificano, idratano, nutrono in profondità e profumano la pelle prevenendone l’invecchiamento.
Utilizzati anche per le ottime proprietà antinfiammatorie, sedative, astringenti e antisettiche delle mucose, costituendo un valido rimedio per le affezioni delle vie aeree e urinarie.
Mediante sciacqui e gargarismi l’olio di lentisco combatte gengiviti, piorree, mal di gola, alitosi e infiammazioni del cavo orale.
Con lavaggi a livello uro-genitale è indicato nel trattamento di cistiti,
uretriti, leucorrea e prostatiti.
Il prezzo medio di un flacone da 100 ml. venduto in erboristeria è di 16 euro.
Il prezzo di vendita di un flacone da 5 ml. di olio essenziale puro è di €. 52,00, equivalente a 10.400 €/litro.
Curiosità: filmato di Monica Derosas sulla produzione artigianale dell’olio
Chi volesse dedicarsi alla coltivazione del lentisco, o destinare aree marginali attualmente incolte, potrebbe dunque avere un ricavo economico integrativo importante nell’ottica di azienda multifunzionale.Affiancare le piante officinali alle colture abituali consente di diversificare le produzioni e ridurre i rischi connessi alla monocoltura.
Spesso, come nel caso del lentisco, si tratta di coltivazioni che richiedono scarso impegno e non necessitano di particolari conoscenze di tecniche colturali.
Altre colture poco impegnative e particolarmente redditizie (oltre alle piante officinali) sono le coltivazioni di bambù gigante e dell’aloe