Coltivare Salvia Desoleana: la pianta della salute
Specie endemica Sarda, coltivabile in gran parte dell’Italia.
Proprietà farmacologiche
Amaro-tonica, stimolante, eupeptica, antisettica, emmenagoga, antiidrotica, leggermente ipoglicemizzante,afrodisiaca (per le donne), spasmolitica, coleretica,espettorante, astringente, estrogenica.
La salvia è indicata per curare astenie, convalescenze, amenorrea, dismenorrea, dispepsia, meteorismo, diarrea, sudorazioni profuse, diabete, afte, stomatiti (uso esterno), leucorrea (uso esterno), alopecia (uso esterno), calma l’effetto nervoso della tosse, riduce le tensioni premestruali; aiuta a dormire, riduce l’ansia; curativo della pelle in associazione con olio essenziale di artemisia arborea e l’olio del lentischio.
L’olio essenziale è richiesto nell’industria alimentare in profumeria e in cosmetica.
- Il nome è dedicato a Luigi Desole (1904-1979), direttore dell’istituto di Botanica Farmaceutica dell’Università di Sassari, che per primo ha individuato la pianta. Inizialmente l’aveva considerata una varietà della Salvia sclarea L., solo secondariamente fu considerata una specie a sè da Atzei e Picci, nel 1982. È un suffrutice sempreverde, dal profumo intenso.
La Salvia desoleana è simile alla Salvia sclarea L. (pianta erbacea biennale o longeva, molto odorosa, appartenente alla famiglia delle Lamiacee).
- Come erba officinale da coltivazione, offre un’enorme quantità di biomassa per la distillazione di olio essenziale.
- Trattandosi di una specie autoctona e dal profumo più intenso e persistente rispetto alla sclarea, se ne consiglia la coltivazione in Sardegna.
Descrizione
La salvia desoleana Atzei et Picci, nome sardo Luccaja manna, è una pianta erbacea perenne o anche suffrutice sempreverde, aromatica, fittamente pelosa, ghiandolosa, assai profumata, alta 95-175 cm, munita di un rizoma e di un cespo epigeo lignificato. Ha foglie basali grandi (con lembo anche di 20×15 cm), le cauline si rimpiccioliscono gradualmente, tutte picciolate, a margine irregolamente eroso-sinuato e minutamente crenato, bordo increspato ondulato, spesse, superiormente verdi, bollose e pelose, inferiormente cinerino verdastre, fittamente lannose, a nervature salienti.
I fiori sono portati in verticillastri su infiorescenze terminali a pannocchia, assai ghiandolose e profumate. I verticillastri sono numerosi, bratteati (bratte corte, ovato acuminate, verdastre o venate di violetto, pelose e ghiandolose, caduche).
Il frutto è un tetrachenio, a singoli acheni, minutamente verrucosi, bruni.
fioritura: Maggio- agosto.
Tempo balsamico: Giugno-luglio.
Utilizzi
La salvia è una pianta officinale di utilizzo industriale in quanto il suo impiego è principalmente legato all’industria dei profumi. La materia prima è costituita dalle sommità fiorite da cui, per distillazione, si ottiene l’olio essenziale, costituito soprattutto da acetato di linalile (60-80%) e linalolo (20-25%), mentre dal resto della pianta e dai residui della distillazione, viene estratta, per mezzo di solventi, la “concreta“. Quest’ultima è una pasta, da cui, una volta tolte le cere, si ottiene l‘assoluta, impiegata in cosmetica. La concreta è poi la base per l’estrazione dello sclareolo che, puro, si presenta in forma cristallizzata, di colore bianco e viene utilizzato come fissatore dei profumi. Il tenore in sclareolo nella concreta, oscilla dall’1 al 2%.
Le infiorescenze e le foglie, una volta essiccate, possono essere destinate all’uso liquoristico e/o erboristico.
Ambiente e coltivazione
Clima
la salvia richiede una buona esposizione al sole, specialmente per la produzione dell’olio essenziale.
Terreno
La salvia vegeta spontanea in terreni sassosi, aridi e soleggiati, ma per la coltivazione predilige terreni con substrato calcareo, granitico, granitico-porfiroide, o comunque di buona struttura, con un pH vicino alla neutralità.
La pianta è molto suscettibile agli eccessi ed ai ristagni idrici che possono rappresentare il fattore più critico nella conduzione di questa coltura, che invece resiste bene alle carenze e agli stress idrici. Per queste caratteristiche è indicata ad essere coltivata in collina e su terreni in pendenza.
Impianto
La salvia sclarea può considerarsi una “sarchiata” poliennale, annualmente rifiorente. II suo ciclo biologico è biennale o perenne, mentre il suo ciclo agronomico è di 3-4 anni.
Prima della semina o del trapianto, il terreno viene preparato con le consuete lavorazioni: aratura, estirpatura, erpicatura e fresatura. All’eventuale semina diretta farà seguito una rullatura, meglio se eseguita con rullo scanalato cultipacker.
Qualora si adottino protocolli di tipo “biologico”, può essere utile far ricorso a tecniche come la falsa semina o alla realizzazione di una coltura da sovescio a scopo rinettante e fertilizzante.
L’impianto può avvenire sia per semina diretta che per trapianto.
La semina diretta (5-10 kg/ha di seme) è più facilmente praticabile, ma solo in associazione al diserbo chimico. Per la semina (marzo-aprile) si possono impiegare seminatrici meccaniche a file o, meglio, seminatrici pneumatiche di precisione, interrando il seme a 0,5-1 cm di profondità.
Il trapianto consente di realizzare un investimento più regolare e di anticipare lo sviluppo della coltura, ha tuttavia un maggior costo per la preparazione delle piantine e per l’impianto. Quest’ultimo è da preferire quando si voglia allestire la coltivazione in autunno, per anticipare di un anno il raccolto, dato che la salvia fiorisce nel 2° anno di coltivazione. Questo sistema consente inoltre di sfruttare il terreno utilizzato da una precedente coltivazione a ciclo primaverile-estivo.
Per la preparazione delle piantine si può seminare a spaglio in semenzaio in estate e successivamente ripicchettare in contenitori alveolari (n° fori da 84 a 150).
Le piantine raggiungono le condizioni adatte al trapianto nel giro di 45-50 giorni (6-7 foglie).
Sesti d’impianto
4-5 piante/m2; cm 60-80 sulla fila, cm 80-100 tra le file.
Concimazione
La salvia è pianta rustica e poco esigente, un’eccessiva concimazione azotata potrebbe incrementare la resa della biomassa complessiva, ma ridurre lo sviluppo delle infiorescenze che sono la parte più importante. All’impianto si possono distribuire circa 50-80 unità/ha per ciascuno dei tre elementi principali (N-P2O5 -K2O). L’azoto può essere distribuito anche dopo l’impianto, oppure frazionato in due tempi. L’anno successivo, alla ripresa vegetativa, si distribuiranno altre 50-80 unità di N. Se ve ne è disponibilità, all’impianto si può distribuire del letame (10-20 t/ha).
Irrigazione
La salvia desoleana è una pianta resistente alla siccità, tanto che può essere considerata una coltura da effettuare in asciutta, salvo, ovviamente, nella fase di impianto.
Cure colturali
- Nel 1° anno, saranno eseguite una o due sarchiature, facendo attenzione a non danneggiare né le radici né le foglie.
- Nel 2°, la sua ripresa vegetativa precoce ed il suo maggior sviluppo permettono un naturale contenimento delle infestanti.
In Italia sulle piante officinali non è registrato alcun diserbante, però, in base alla bibliografia, per il controllo delle malerbe, nelle produzioni per scopi industriali, sono consigliati:
- in pre-emergenza della coltura prodotti a base di prometrin o linuron
(500 g/ha) o glyphosate;
- in post emergenza, graminicidi specifici, quali fluazifop-p-butile (187 g/ha), quizalofop ethyl(150 g/ha) e clopyralid(120 g/ha);
- prima della ripresa vegetativa del 2° anno: diuron(500 g/ha) + paraquat (100 g/ha) o hezazinone(360 g/ha).
Malattie, parassiti e difesa
In vivaio possono manifestarsi attacchi di Phytium debaryanum, che provocano il deperimento della plantula, mentre Rhizoctonia solanii e Phomopsis sclareae possono causare marciumi al colletto.
In campo si possono avere attacchi di peronospora, Peronespora lamii e oidio Erysiphespp.
La coltura può essere trattata rispettivamente con una soluzione di poltiglia bordolese al 1-2% o con polvere di solfato di rame e calce in parte uguali, diluiti con zolfo in polvere micronizzata o in sospensione.
Fra gli insetti si possono verificare attacchi alle piantine di coleotteri crisomelidi e di larve minatrici.
Raccolta
La fioritura avviene al 2° anno in giugno-luglio. Nel periodo della fioritura, l’infiorescenza si ricopre di una resina densa, molto aromatica che ricorda il vino moscato, da cui il nome di “moscatella” (viene utilizzata per aromatizzare i vini, cui dà un sapore di moscato).
II raccolto delle infiorescenze o della parte aerea avviene per sfalcio di tutta la parte aerea o delle sole sommità fiorite. Di seguito, il prodotto viene tagliato e distillato, oppure lasciato in campo 24-48 ore, per favorire una certa perdita di acqua (sembra in questo modo, migliori la qualità dell’essenza). Si può realizzare la raccolta anche con una falcia-trincia-caricatrice da insilati. Il prodotto così raccolto deve essere distillato immediatamente e dà rese più elevate, anche se l’essenza risulta un po’ modificata.
Ai fini della distillazione, la raccolta viene fatta in piena od alla fine fioritura (70% dei fiori appassiti), poiché così aumenta la resa in olio essenziale ed il contenuto di acetato di linalile (75-80%) che ne migliora la qualità.
Per gli usi erboristici, la raccolta va fatta all’inizio della fioritura.
Scheda a cura di Giorgio Voltolina e Carla Vender
Redditività
Le rese ottenibili sono di 10-15 t/ha di biomassa fresca che si riduce a 4-5 t/ha di prodotto secco.
Il tenore in essenza è dello 0,6-0,80% sul fresco e di 0,1-1% sul secco. La resa in olio essenziale va da 60 a 80 kg/ha.
Il mercato
Nell’immediato dopoguerra sino a tutti gli anni ‘60, a livello nazionale è stata privilegiata una politica di tipo industriale che, con la realizzazione di prodotti di sintesi, ha portato ad un forte ridimensionamento del settore delle piante aromatiche ed officinali.
Solo attorno alla metà degli anni ‘70 si è potuto assistere ad una rivalutazione delle produzioni officinali ed aromatiche.
In secondo luogo si evidenzia la recente crisi del sistema produttivo agrario isolano causata dall’entrata in vigore, dal gennaio 2005, della riforma di Fiscler sulla PAC (Politica Agricola Comunitaria) che, introdotta troppo repentinamente, con i suoi pur condivisibili principi di disaccoppiamento (contributi alle aziende svincolati dal tipo di produzione), modulazione (graduale taglio degli aiuti diretti per finanziare le politiche di sviluppo rurale) e condizionalità (il sostegno è condizionato al rispetto degli standard agroambientali), ha determinato un terremoto nell’intero sistema produttivo sardo.
Le tradizionali risorse produttive del settore agroalimentare sono, proprio per questo motivo, entrate in una spirale di crisi, che ha portato alla perdita di oltre 5.000 ettari di barbabietola da zucchero, al rischio di perdere oltre 2.000 ettari di pomodoro da industria, alla riduzione della superficie del riso con la chiusura del Consorzio CORISA, al crollo del prezzo del latte ovino e alla perdita di oltre 40.000 ettari a grano duro. Gli effetti sulla struttura produttiva si sono manifestati in tutta la loro gravità, determinando la chiusura di molte aziende agricole e l’abbandono delle campagne,
anche nelle aree più fertili e produttive della Sardegna (es. Campidano).
La presenza di essenze specifiche autoctone, lega lo sviluppo di queste produzioni ad un contesto territoriale e ambientale che conferisce valore aggiunto ai prodotti finiti (es. mirto di Sardegna, elicriso). L’affermarsi su tutto il territorio regionale di aziende interessate allo sviluppo della coltivazione e trasformazione dei prodotti delle piante officinali, sia in forma privata che consorziata, l’interesse mostrato dalle Università di Cagliari e Sassari nei confronti delle applicazioni scientifiche delle colture e delle essenze da esse ottenute, e la presenza di Enti regionali preposti allo sviluppo rurale e alla ricerca scientifica, potrebbe permettere al settore delle piante officinali di “fare sistema”, e generare un flusso di interesse e di operosità facilmente spendibile in termini di ricchezza e incremento di reddito, soprattutto nelle aree svantaggiate dell’interno dell’isola.
Altri Impieghi
In profumeria viene utilizzata l’essenza per la fabbricazione di acque di Colonia, sia per il suo aroma gradevole che per la sua proprietà di fissare i profumi, bagnoschiuma, shampoo per stimolare lo stato atonico del cuoio capelluto, creme per massaggi, saponi da bagno e detergenti intimi. In miscele con altre piante per preparati tonici per la pelle stanca; in prodotti che riattivano le circolazione linfo-ematica periferica. Contro la pelle grassa e l’acne. Nell’industria della birra, del vino (a cui dà un sapore di moscato), nella fabbricazione deivermouths e per aromatizzare altre bevande. Richiesta anche per dolciumi, caramelle, gelati e dalle industrie di trasformazione dei prodotti alimentari.
Considerazioni finali
- La coltivazione delle officinali richiede minime modificazioni dell’assetto aziendale, poiché possono trovare collocazione all’interno degli ordinamenti produttivi presenti nella maggior parte delle aziende agricole e la lavanda è un’ottima coltura di affiancamento che consente di diversificare e innovare.
- Chi volesse iniziare la coltivazione della salvia, tenga conto che in Sardegna sono operativi 5 impianti di distillazione della salvia desoleana e 4 per salvia officinalis.
- Un’azienda “multireddito” efficiente deve puntare sulla diversificazione delle colture, alternando le colture abituali con altre (spesso meno impegnative e più redditizie) come ad esempio il bambù gigante , zenzero , lavanda, zafferano etc..
- Anche per un giovane che si avvicina all’agricoltura, questo tipo di coltivazioni consente un inserimento relativamente facile, con ritorni economici più che soddisfacenti, anche se si dispone di piccoli appezzamenti di terreno.